«Bee, bee, beeeee», belò Sally. «La vita alla fattoria Renaud è bleh, bleh, bleeeh», si lamentò. «Non cambia mai niente. Stesse pecore. Stessa collina. Stesse rocce... OPS!»
La roccia
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EnglishTranslated by Roberta Scarabelli
Billie strascicò le infradito tra gli aghi secchi sparsi nel terreno degli alberi di Natale. Il profumo di pino riempiva l'aria. Ma per essere Natale faceva troppo caldo.
«Che ne dici di questo?» Sua madre girò un abete rosso per mostrare i rami dietro.
«Potrebbe andare», disse Billie.
Da quando si erano trasferite per via del lavoro di sua madre, Billie aveva l'impressione di passare tutto il tempo a provare nostalgia per quello che aveva lasciato a casa. Le mancava la sua vecchia scuola. I suoi vecchi amici. Le mancava il fatto che le foglie cambiavano colore in autunno diventando gialle, arancioni e rosse.
In quel momento, a Billie mancava soprattutto l'inverno. Le mattine gelide. Indossare il suo vecchio berretto rosso con il pompon sfilacciato. La neve. Ma in quella nuova città non faceva abbastanza freddo perché nevicasse.
***
Per la festa di Natale a scuola, Billie e sua madre avevano preparato dei cupcake, guarnendo ciascuno con un pupazzo di neve di marshmallow.
«Almeno adesso fa più freddo», disse sua madre.
«Sembra strano... tutto verde subito prima di Natale», disse Billie. «Un paio di ragazzi in classe hanno persino parlato di fare una festa in piscina se arrivasse un'altra ondata di caldo. Una festa in piscina a dicembre!»
La mamma pulì della glassa dal naso di Billie e l'abbracciò. «Anche a me manca la nostra vecchia casa», le disse. «Ma possiamo passare lo stesso un bel Natale.»
***
«Adoro questi cupcake!» esclamò Sofia, una compagna di classe di Billie, addentando la testa del pupazzo di neve.
«Facevamo sempre un pupazzo di neve nel nostro cortile alla vigilia di Natale», raccontò Billie. «Ma un anno la neve si era sciolta, così io e la mamma abbiamo fatto invece dei cupcake con sopra un pupazzo di neve. È diventata una specie di tradizione tutta nostra, adesso.»
«Ehi, potresti venire a dormire a casa mia l'antivigilia di Natale?» chiese Sofia. «Vorrei mostrarti una cosa che la mia famiglia fa ogni anno.»
«Sì, penso di sì» disse Billie.
***
Billie portò il sacco a pelo e lo zaino a casa di Sofia la sera dell'antivigilia di Natale. Aiutò Sofia e i suoi fratelli ad appendere le decorazioni sul loro albero di Natale.
«La tua famiglia decora sempre l'albero appena prima di Natale?» le chiese.
«No, è solo che mio padre l'ha preso tardi quest'anno», rispose Sofia.
Dopo cena guardarono un film di Natale e bevvero cioccolata calda aromatizzata alla cannella.
«È questa la tua tradizione di famiglia?» chiese Billie.
«No», risposa Sofia. «Aspetta domattina e vedrai.»
***
«Svegliatevi, ragazze», disse la madre di Sofia. «Sono tornati!»
Billie fece decine di domande mentre si vestivano, ma Sofia si limitava a rispondere: «Vedrai».
Quando salirono sul furgone, Sofia porse a Billie un paio di guanti pesanti e le disse: «Mettili». Perplessa, Billie si infilò i guanti lavorati a maglia.
Andarono nella piazza principale della città. Il padre di Sofia e un altro uomo erano già lì e spalavano qualcosa dal retro di un pick-up.
Neve! Il pianale era colmo di NEVE!
«Mio padre e mio zio la portano giù dalle montagne ogni anno», spiegò Sofia. «La mattina della vigilia di Natale costruiamo un pupazzo di neve in piazza; è una specie di regalo della mia famiglia alla città.»
Billie prese una manciata di neve e la lanciò in aria, bianca come l'inverno sullo sfondo del cielo azzurro.
Sofia lanciò una palla di neve alle gambe di Billie. Splat! Billie gliene tirò una a sua volta, poi le due ragazze si presero per mano e si lasciarono cadere nel mucchio per creare degli angeli di neve.
«Allora, lo facciamo questo pupazzo o no?» gridò lo zio di Sofia.
Tutti si misero ad ammucchiare e lisciare la neve in una grande base rotonda, il corpo del pupazzo, ci misero sopra un'altra grossa palla, il tronco, poi la mamma e il papà di Sofia ci fecero rotolare sopra la testa. Billie, Sofia e i suoi fratelli usarono degli stuzzicadenti per fissare una fila di ravanelli – i bottoni –, aggiunsero piccoli lime per fare gli occhi e affibbiarono al pupazzo di neve un gigantesco naso di carota. Poi Sofia aprì un sacchetto di piccoli frutti.
«Cosa sono?» chiese Billie.
«Mandarini cinesi dall'albero di mio zio Gabriel», rispose Sofia.
I bambini li infilarono per disegnare un grande sorriso arancione.
Billie sentì una mano sulla spalla.
«Mamma!»
«La madre di Sofia mi ha chiamato», spiegò la mamma di Billie. «Ho pensato che potremmo aggiungere anche noi qualcosa.» E sollevò Billie perché mettesse il suo vecchio berretto rosso con il pompon sfilacciato sulla testa del pupazzo di neve.
Billie si tolse i guanti fradici e fece scorrere le mani sulla pancia gelida del pupazzo di neve. Le ricordò d'un tratto le notti d'inverno e le mattine brinose, i fiocchi di neve e i ghiaccioli fragili, i nasi rossi e le dita insensibili.
E Billie aveva aiutato a farlo la vigilia di Natale insieme alla sua nuova amica nella sua nuova città.
Una brezza calda le scompigliò i capelli.
Billie raccolse la neve e la lanciò a Sofia. «Magari farà abbastanza caldo per una festa in piscina», disse ridendo, poi si chinò e corse via quando una palla di neve volò verso di lei.