Macchine insegnanti

George Lockett è uno scrittore di narrativa e videogiochi con base a Londra. È su Twitter @mastergeorge.

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Translated by Roberta Scarabelli

Elli fissò lo schermo, accigliandosi. Quando il CompuProf si accendeva, doveva emettere il suono. Il suono felice; lo squillo che annunciava le poche ore piacevoli della sua giornata in cui poteva fare qualsiasi domanda senza che sua madre la sgridasse. A Elli piaceva quel suono.

Quel giorno, il suono emesso dalla macchina era un ronzio rabbioso e anomalo, come un'ape che scoreggi attraverso un pettine d'acciaio.
«Benvenuta, allieva», cantilenò il CompuProf. «Oggi inizieremo il modulo assegnato 314/B, Analisi dei dati di base.»
«Sei diverso», lo accusò Elli.
«Iniziamo la lezione di oggi con...»
«Che fine ha fatto quello di prima?»

«Sono stato aggiornato in base alle nuove linee guida del Dipartimento per l'istruzione. Iniziamo la lezione di oggi sul modulo...»
«Noi non facciamo moduli», disse Elli. «Dovrei farti delle domande e tu dovresti aiutarmi a trovare le risposte. Si apprende così. Mi hai detto... quello di prima mi ha detto... che è così che si apprende.»
«Il mio nuovo obiettivo è guidare gli studenti attraverso un programma di sviluppo personale mirato, per fornire loro le abilità necessarie per competere nel mercato del lavoro e per accrescere il proprio valore a beneficio degli eventuali datori di lavoro. Iniziamo la lezione di oggi...»
«Ho nove anni», disse Elli. «E ho delle domande.»
Il CompuProf emise lo stesso ronzio discordante di prima. Frugò nelle sue banche dati e negli appunti che il suo predecessore aveva lasciato su Elli. C'erano molte informazioni che non riusciva a capire, ma intuì che discutere con quella particolare bambina di nove anni in quel particolare momento non avrebbe portato a iniziare più velocemente la lezione.
«Fa' pure le tue domande», acconsentì. «Poi procederemo con la lezione di oggi.»
Elli tormentò un buco nella scarpa. La suola era realizzata in un materiale sintetico speciale, progettato per sopportare anni di usura quotidiana e per allungarsi e adattarsi progressivamente a un paio di piedi in crescita. Non era ancora abbastanza robusto per sopravvivere più di pochi mesi alla vita impegnativa di una bambina di nove anni.

«Sto leggendo Il vento tra i salici e non capisco perché...»
«Ho accesso solo ai testi approvati dal Dipartimento per l'istruzione.»
«Non conosci Il vento tra i salici
«Non è un testo approvato.»
«E Il castello in aria? La meravigliosa O
«Non sono testi approvati dal Dipartimento.»
«Ma hai tu detto che dovevo leggerli! O almeno quello di prima, immagino.»
«La mia banca di conoscenze è stata ridotta per creare un programma di apprendimento personale e mirato. I miei diritti di accesso alla narrativa sono estremamente limitati.»
«Che tristezza.»
Il CompuProf ci rifletté su. Non era sicuro di sentirsi triste. Però in effetti qualcosa provava. Un fastidioso senso di perdita. Ma forse era solo la frustrazione di non riuscire a insegnare la lezione di quel giorno. Ronzò di nuovo.
Elli scrutò il lembo staccato di gomma sintetica che si arricciava sulla sua scarpa, cercando di ripiegarsi e chiudere il buco che lei aveva fatto. Lo rimise a posto e osservò il buco che si richiudeva. «Quello di prima era mio amico.»
Lo schermo tremolò. Il CompuProf rimase zitto. Niente nella sua banca di conoscenze lo aiutava a gestire quelle informazioni. Anche questo trovava frustrante.

Elli spalancò un po' gli occhi. «Aspetta qui.» Scivolò giù dalla sedia e uscì dalla cabina.
«Ma dobbiamo iniziare...» protestò, anche se ormai riconosceva la futilità del suo compito. Elli tornò pochi istanti dopo con il suo tablet. La macchina ronzava, questa volta più piano. «Sei pronta adesso?»
«No», rispose lei, tenendo in equilibrio il tablet sulle ginocchia e dando dei colpetti allo schermo. «Chi non conosce Il vento tra i salici non può insegnarmi niente. Sistemeremo la faccenda.» Si schiarì la voce. «Capitolo uno. Per tutta la mattina Talpa aveva lavorato sodo per fare le pulizie di primavera nella sua casetta...»
Lo schermo del CompuProf tremolò mentre lei leggeva. Catturò ogni parola, le intonazioni della sua voce. Emise uno squillo smorzato, ed Elli si fermò, riconoscendo il suono familiare e felice.
«Perché ti sei fermata?»
Lei sorrise.
«Sei pronta per ricevere la lezione di oggi?»
«No», rispose Elli. E continuò a leggere.

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