Billie strascicò le infradito tra gli aghi secchi sparsi nel terreno degli alberi di Natale. Il profumo di pino riempiva l'aria. Ma per essere Natale faceva troppo caldo.
«Che ne dici di
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«Bee, bee, beeeee», belò Sally. «La vita alla fattoria Renaud è bleh, bleh, bleeeh», si lamentò. «Non cambia mai niente. Stesse pecore. Stessa collina. Stesse rocce... OPS!»
La roccia sotto lo zoccolo di Sally vacillò, poi traballò, quindi si capovolse completamente, facendola rotolare giù per la collina umida e fangosa.
«Hai una macchia d'erba! Hai una macchia d'erba!» rise il gregge.
Sally scrutò la grande macchia verde sul suo groppone soffice. «MI PIACE!» esclamò.
Le altre pecore paragonarono la macchia verde di Sally alla loro lana insignificante. Poi una pecora, un'altra e un'altra ancora, e infine l'intero gregge, scivolarono, ruzzolarono e presero delle spanciate giù per la collina.
Arrivate in fondo, ammirarono il loro nuovo look.
«Così va meglio!» disse Sally.
La calura pomeridiana fece venire sete a Sally e al gregge, così le pecore trotterellarono al ruscello per bere. Sally schizzò in una pozzanghera. Il fango bruno-rossastro le chiazzò le zampe e i fianchi.
«MI PIACE!» disse.
Tutte le pecore la imitarono, schizzandosi il fango sulla pancia, sulle orecchie e sulle caviglie.
«Siamo fantastiche!» disse Sally.
Ogni giorno il gregge cercava nuovi colori. Si rotolarono in un campo di denti di leone. Si lanciarono fragoline di bosco (e ne mangiarono qualcuna). Si sfregarono contro tronchi d'albero, licheni e muschi. E ruzzolarono tra foglie, more e funghi.
Una notte le pecore s'intrufolarono persino in un buco nel recinto e trotterellarono in città per esplorare il cassonetto dietro la pasticceria. Avanzi di crostatine ai mirtilli crearono un viola delizioso.
Sulla via del ritorno, Sally e il gregge incontrarono il fattore Renaud e sua moglie.
«Uh oooooooh», esclamò Sally.
La signora Renaud puntò il raggio della torcia su musi viola e groppe verdi, pance gialle e zampe a chiazze marroni.
«È ora di tosare le pecore, signor Renaud?» chiese la signora. Renaud.
«Oh sì», rispose il fattore Renaud.
La mattina seguente il signor Renaud rasò il vello di Sally. Snip. Snip. Snip.
Di fianco a lui, la signora Renaud tosò un'altra pecora. Clip. Clip. Clip.
Il mucchio di lana tinta di verde e rosso, ambra e blu cresceva sempre di più mentre i signori Renaud tosavano una pecora dopo l'altra.
Senza le loro pellicce pesanti, Sally e il gregge si sentivano leggeri come l'aria. Saltavano, balzavano e ruzzolavano, vivaci come agnelli primaverili.
Alla fine della giornata, i signori Renaud guardarono la montagna di lana tosata. «Cosa ne pensi?» chiese il fattore alla moglie.«Penso che i maglioni che confezionerò ai ferri quest'anno saranno i più belli di sempre», rispose lei con un sorriso, immaginando il vorticoso caleidoscopio di gomitoli che poteva filare da quella lana color arcobaleno.
Alla fine dell'estate, quando la lana crebbe di nuovo folta e soffice sulle pecore, i signori Renaud portarono secchi di pomodori maturi dove pascolava il gregge.
«Chi vuole fare un giochetto?» chiese il signor Renaud, sollevando un pomodoro da lanciare.
«Quella con più macchie rosse vince!» disse la signora Renaud, prendendone un altro.
«MI PIACE!» belò Sally.
Splaaaaash!!!