Flirt vacanziero

Nancy Coulter loves animals, and nature, and skateboarding! She thinks people are cool too.

Image of Short Circuit - Short Circuit #02

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Translated by Roberta Scarabelli

Stavo leccando il sale dal bordo del mio bicchiere quando Asli mi disse che i pellicani vecchi sono spesso ciechi. Affermò che la forza generata dal frustare l'acqua durante un'immersione (e il fatto che questo gesto venisse ripetuto migliaia di volte nella vita di un pellicano) alla fine distruggeva la loro vista. Questa piccola chicca non era certo farina del suo sacco. Non è così tanto appassionata di uccelli, biologia o argomenti del genere. Era stata illuminata da qualche esperto.

Rimasi zitta per un po'. Ho sempre pensato che il mondo naturale fosse più perfetto di così. I pellicani sono uccelli acquatici. Nuotano abbastanza bene per inseguire i pesci ma si tuffano altrettanto bene per non doverlo fare. Hanno sacche d'aria sotto la pelle della gola e del torace per attutire l'impatto quando i loro corpi colpiscono il mare. Ricordate Darwin? La selezione naturale? Qualcosa in quello scenario non mi quadrava. Perché i pellicani non si erano evoluti con una sorta di protezione incorporata per gli occhi?

I miei pensieri furono interrotti da latrati sporadici che cercavo di ignorare. Ho sempre preferito il rumore del mare quando è libero da concorrenza, quando può scrosciare in pace. Mi calma. Eppure l'abbaiatore insisteva, a quanto pareva indifferente al fatto che fossi mentalmente occupata. Guardai verso la spiaggia spoglia. Il suo deserto era infranto solo da un grande muso bianco puntato verso di me. Una coda scodinzolava da qualche parte dietro di esso.

Succhiai il sedimento del mio drink che cullava i cubetti di ghiaccio sul fondo del bicchiere. Non sono una da cani. Mia zia Barbara mi regalò un gatto quando compii quattro anni, e da allora ne ho sempre avuto uno. Non ho mai vissuto con un cane. Anche Asli non è una da cani. Quando siamo in giro ci fermiamo per strada ad accarezzare i gatti che incontriamo. Non ci fermiamo per i cani.

Emisi un rumore risucchiante con la cannuccia. Il cane abbaiò.

Quel cane stava parlando con me.

Lasciate che lo ribadisca. Amo i gatti. Sono una calamita per i gatti. I gatti mi cercano. Do da mangiare ai gatti, parlo con i gatti, accarezzo i gatti e generalmente allevio le loro preoccupazioni, qualunque sia la loro posizione nella vita e nella società. Non provo alcun pregiudizio nei confronti dei randagi: sporchi e spelacchiati, mentalmente sani o no, senza orecchie, con i denti marci, per me è lo stesso. Mi piacciono così tanto i gatti che sospetto che i più sofisticati della razza facciano persino uso della tecnologia, postando feed di Twitter per tenersi informati a vicenda su dove mi trovo in modo da approfittare della mia natura sensibile. Ma i cani? Mica tanto.

Il cane abbaiò il suo piccolo ritornello.

La cannuccia mi scivolò fuori dalle labbra mentre infilavo le infradito. Non sono del tutto senza cuore. Parlo anche con le persone che insistono, benché a volte con riluttanza. Volevo sapere cosa volesse quel cane. Non dissi niente ad Asli. Cosa avrei potuto dirle? Ehi, Asli, all'improvviso mi incuriosiscono i cani? Non lo avrebbe capito.

Il caldo messicano aveva ammorbidito le mie articolazioni di solito rigide e, mentre mi dirigevo verso il cane, i miei movimenti erano agili e sciolti. Per fortuna il cane non si comportò come se fosse alla disperata ricerca di compagnia: saltellando, gettandosi addosso, buttandomi per terra, quel genere di cose. Non voglio essere buttata per terra in nome della "socievolezza". Non che io sia preoccupata di rompermi un'anca. È solo che troppa dipendenza affettiva può essere davvero seccante. Dovrei saperlo, avendo fatto un bel po'di pratica sia come seccatrice sia come seccata. Sospettai che anche quel cane avesse fatto parecchia pratica. Forse aveva imparato una lezione o due.

Ehi cane, dissi, accorgendomi in quel momento che sarebbe stato un ottimo modello per uno studio di anatomia scheletrica canina. Era una bestia magra. Avendo un debole per i riccioli, infilai le dita in quelli bianchi che aveva sul collo e le diedi una grattatina. Mi chiesi se dovevo comprarle un hamburger. Dov'erano i suoi proprietari? Non le davano mai da mangiare? Eravamo davanti a un ristorante turistico troppo caro, circondato da altri ristoranti turistici troppo cari. Mi sentii un po' spilorcia.

In quel momento si allontanò trotterellando come se mi avesse letto nel pensiero. Accidenti. Un'altra creatura sul pianeta ha capito che potrei essere avara. Immaginai che fosse andata a cercare qualcuno che ostentasse maggiore generosità. Qualcuno a cui piacesse comprare affetti. Qualcuno davvero superficiale. Quel pensiero m'infastidì.

E poi tornò.

Aveva tra le fauci una bottiglia di plastica in parte schiacciata, al cui interno sguazzava dell'acqua sporca. Raccolsi la bottiglia dalla sabbia dove l'aveva lasciata cadere e la lanciai verso le onde. Percorse una distanza ridicola. Speravo che nessuno stesse guardando. Non avevo esperienza di lanci. Volevo altra tequila.

La bottiglia galleggiava in pochi centimetri d'acqua, andando avanti e indietro vicino alla riva. Lei corse a raccoglierla, la coda che roteava dietro i fianchi che sporgevano oltre la carne infossata. Dio, quanto era magra.

Feci per prendere la bottiglia mentre lei si avvicinava, ma mi scansò e corse via. Okay, avevo fatto un tiro schifoso, però pensavo di avere comunque diritto a un'altra possibilità. Il cane lasciò cadere la bottiglia nella sabbia a pochi metri di distanza. Non mi mossi. Non sono così impaziente di compiacere, fianchi magri o no. Molti lo sarebbero. Sono quelli che cercano di soddisfare tutti a prescindere dalle circostanze. Anche le persone meschine. Anche gli estranei. Probabilmente anche gli scarafaggi.

Il cane si diede una scrollata tremenda, e l'acqua punteggiò la sabbia tutt'intorno. Che essere sciocco.

Decisi di dimenticarmi di lei. Era solo un cane. Guardai verso l'acqua per vedere cosa stavano combinando i pellicani, oltre ad accecarsi a poco a poco.

Fu allora che una bottiglia di plastica fu depositata ai miei piedi.

Adesso Asli era accanto a me.

Hai visto? È buona educazione o cosa? Risi e accarezzi di nuovo i riccioli bianchi prima di svitare il tappo della bottiglia e avvicinarmi al bordo dell'acqua per intrappolare un po' più di mare dentro. Poi presi la rincorsa e la lanciai sul serio. Stavolta volò molto lontano. Il mio cane si gettò subito in acqua, nuotò con forza, puntando la testa verso il cielo per tenerla sopra le onde che si infrangevano. Di lì a poco aveva la bottiglia in bocca e stava tornando. Di nuovo la lasciò cadere a una certa distanza da me, si scrollò e poi la posò ai miei piedi. Risi forte. Poteva essere davvero una gentilezza intenzionale? Aveva evitato di proposito di spruzzarmi con l'acqua? Cosa avrebbe detto Darwin al riguardo?

Le passai la mano lungo la schiena. Vedo che la gente dà le pacche ai cani: pat pat pat. Ai cani piace? Non do mai pacche ai gatti. Se lo facessi, mi ritroverei probabilmente la mano tutta graffiata e a ragione. Dare pacche... non è una bella cosa. Le accarezzai un po' le orecchie ma non ero sicura che fosse quello che voleva. L'unica cosa di cui ero davvero sicura era che voleva recuperare una bottiglia gettata in mare. Quindi la lanciai ancora. E ancora. E ancora e ancora e ancora. Mi venne in mente che potesse essere una randagia. Come ammiravo la sua concentrazione risoluta. Stavo assistendo alla gioia animalizzata. Quel cane sapeva divertirsi.

Ma dovetti dirle addio. Non c'era modo di evitarlo.

Addio cane.

La mattina dopo andai in spiaggia con l'idea di dare un'occhiata ai pellicani. Asli era ancora a letto.

Il cane era lì. Mi ricordai di avere un pezzo di bistecca nella borsa, quindi glielo offrii. E poi trovai una bottiglia di plastica da lanciare in mare. Nel caso qualcuno volesse recuperarla a nuoto.

Qualcuno lo fece.

16

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