Qualcosa da salvare

Catherine Averill is originally from Milwaukee, WI and currently works and writes in Philadelphia, PA.

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Translated by Roberta Scarabelli

Mentre usciva di casa per incontrare un cliente, il marito disse: «Dovremmo fare un bambino», e la moglie, indicando una delle finestre che si affacciavano sul vialetto, rispose: «Abbiamo già un’orchidea e il suo stelo sta diventando marrone», e il marito: «Dico sul serio», e la moglie: «Anch’io».

La moglie mise uno strofinaccio bianco da cucina a mo’ di pannolino a Teddy, l’orsacchiotto di peluche della sua infanzia, e quando il marito tornò a casa dal lavoro la moglie cullò l’orso nell’incavo del braccio esile e disse: «Ecco il nostro bambino», e il marito chiese: «Teddy?» e la moglie rispose: «Si chiama Theo adeso», e il marito: «Molto originale».

Nei due mesi successivi, nei giorni in cui non si parlavano molto, il marito diceva: «Forse Theo sarebbe più contento se tu passassi meno tempo con il tuo club di giardinaggio, nel fine settimana», oppure la moglie diceva: «Theo ha pianto tutto il giorno mentre eri via e non so perché», e il marito rispondeva: «Theo deve imparare a essere indipendente», e la moglie: «Lo so».

Il giorno del Ringraziamento, dopo che ebbero usato Theo come scusa per tornare a casa presto dalla casa della sorella non sposata della moglie, e dopo che la sorella ebbe chiamato i loro genitori a Miami, che poi chiamarono la moglie, la moglie disse: «Forse dovremmo darci un taglio a questa storia», e il marito rispose: «Il tempo stringe», e la moglie: «Questo weekend potremmo cenare al ristorante per parlare un po’», e il marito: «Sarebbe bello parlare un po’».

Quel weekend, davanti a due piatti di risotto ai funghi in un ristorante con grandi lampadari imponenti, il marito disse: «Forse un cane», e la moglie rispose: «Una nuova vita in casa», e il marito: «Uno dal canile dove li sopprimono», e la moglie: «Troviamogli un nome», e infilò Theo in fondo al suo armadio.

Nessun cane andava bene. Era chiaro a entrambi.

Il weekend successivo la moglie, mentre fissava al supermercato la copertina di una rivista di gossip sui personaggi famosi, disse: «Vorrei andare al museo d’arte» e il marito rispose: «Sarebbe una bella scusa per indossare la mia camicia a disegno cachemire», l’unico capo eccentrico nel suo guardaroba, e la moglie chiese: «Ti piace il mio rossetto?» dopo averne applicato uno strato, e il marito rispose: «Sei il ritratto della perfezione».

Al museo, la mostra monografica s’intitolava “Verosimiglianza e similarità”. C’era una serie di foto intitolata “Gemelli”, con primi piani in bianco e nero di sconosciuti che sembravano essere imparentati, ma non lo erano. Un pezzo di cartone intatto era dipinto in modo da sembrare un pezzo di cartone leggermente danneggiato. C’era una riproduzione a grandezza naturale della casa d’infanzia di un’artista del Midwest, basata sulle vecchie foto di famiglia, con arredi dell’epoca acquistati o ricreati dall’artista.

Ignorando deliberatamente le indicazioni stampate su diverse targhe beige in tutta la casa riprodotta, la moglie toccò le tende della cucina con un motivo a fragole, poi si rivolse al marito e disse: «Dovremmo trasferirci qui», e il marito rispose: «Dovremmo fare qualcosa per quella moquette ruvida in soggiorno», e la moglie disse: «Seriamente», e il marito: «Be’, la tavernetta sarebbe carina per ospitare amici».

Quella sera, la guardia giurata notturna non controllò sotto le panche di una stanza dell’installazione in cui veniva proiettato un video in stop motion di un cesto di frutta, il cui contenuto maturava, poi ammuffiva e appassiva in meno di quattro minuti.

Sotto una coperta della nonna fatta di quadrati all’uncinetto nei toni della terra, il marito e la moglie fissavano il soffitto bianco a volta del museo. «Ti amo», disse il marito, e la moglie rispose: «Ti amo», e il marito disse: «Anche dopo sedici anni, ogni volta è una novità», e la moglie: «Dici?».

Quando arrivò la prima guardia giurata, poco prima delle nove del mattino successivo, la moglie gli disse: «Adesso facciamo parte della mostra», e il marito aggiunse: «Il direttore ci ha fatto entrare tardi, ieri sera», e la moglie disse: «Non dovremmo nemmeno parlare con lei», e il marito: «Ci dispiace di averla spaventata».

Per tutto il giorno i visitatori del museo aspettarono nella speranza di cogliere la coppia in un momento d’intimità o in una discussione o a mangiare ciotole di cereali integrali. Invece il marito si trascinò per casa in silenzio, aprendo gli armadi e il frigorifero vuoti mentre la moglie si esaminava il viso allo specchio del bagno, ignorando il marito quando le chiese se poteva comprare il latte il giorno seguente e ricordandogli, invece, di tagliare il prato.

Rimasero una settimana, sgattaiolando fuori solo durante le pause di metà mattina per andare a prendere nella caffetteria muffin ai mirtilli e succo d’arancia per colazione e tacos di tacchino carissimi che si sarebbero conservati bene per una cena leggera. Nessuno chiese spiegazioni fino al lunedì della settimana successiva, quando il curatore tornò da un viaggio di lavoro. La moglie disse: «Non intendevamo far del male a nessuno», e il marito aggiunse: «In realtà, penso che siamo stati d’aiuto», e la moglie disse: «Abbiamo sempre avuto pubblico», e il marito: «Penso davvero che siamo stati d’aiuto».

L’artista e il museo acconsentirono a non sporgere denuncia. Il marito e la moglie acconsentirono a non tornare al museo.

A casa, niente aveva più il loro odore. Il marito disse: «Non credo di riuscire a tornare al lavoro», e la moglie rispose: «Non credo di riuscire a starmene in questa casa tutto il giorno», e il marito chiese: «Il mondo ha davvero bisogno di altre assicurazioni?» e la moglie rispose: «È deprimente che tutti alla fine vincano».


Il marito telefonò in ufficio e bastò una videoconferenza di trenta secondi con il suo ex assistente per rendere orfani tutti i suoi clienti. La moglie disse: «Non c’è futuro in questa vita», e il marito aggiunse: «Forse mi occuperò di pianificazione finanziaria», e la moglie non replicò, ma dentro di sé prese in considerazione l’idea di tornare a fare l’insegnante di sostegno alla scuola materna, mentre il marito godeva della loro rinata vita sessuale, che la moglie sentiva finalmente adatta alla definizione di “fare l’amore”.

Senza discussioni, stando ai loro ricordi, il marito e la moglie trascorsero i giorni e le settimane seguenti a raccogliere dai negozi di bricolage della zona campioni di carta da parati, mazzette di colori da pittura e campionari di tessuti da tappezzeria. All’inizio li misero in un cassettino della scrivania, poi in una scatola di cartone, poi in pile dappertutto nella stanza degli ospiti. Di notte, quando era troppo tardi per guardare la televisione, ma troppo presto per andare a dormire, l’uno o l’altra, o entrambi insieme, entravano nella stanza e organizzavano gli avanzi in gruppi coordinati, chiudendo gli occhi per immaginare la forza del sole che entrava dalla finestra su una nuova vita futura.

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